la Societa' Operaia di Mutuo Soccorso

Societa' Operaia (interno)

Tra le tante attivita' che gli italiani intrapresero con successo a Costantinopoli, non va dimenticata la fondazione della "Societa' Operaia di Mutuo Soccorso". Fu costituita da 41 rifugiati, tutti operai, il 17 maggio 1863. L'occasione fu una assemblea tenutasi un paio di mesi prima per festeggiare l'onomastico di Giuseppe Garibaldi. Anzi ad essere eletto presidente fu proprio l'"Eroe dei Due Mondi" che in piu' occasioni si era trovato a Costantinopoli tra gli emigranti italiani e che da allora avrebbe mantenuto stretti i suoi contatti con il Sodalizio. Al compagno di esilio, Giuseppe Mazzini, fu invece offerta la presidenza onoraria che il genovese accetto' volentieri inviando a tale proposito una sua lettera di adesione.

Tale opera di indirizzo solidaristico, ispirata al pensiero politico di Mazzini, vide il Sultano tutt'altro che indifferente allorche' si tratto' di fornire asilo politico ad attivisti rivoluzionari. D'altra parte il successo dell'"Operaia" fu dato dal fatto che le autorita' turche non si opposero alla sua costituzione ma anzi se permisero la sopravvivenza e la sua crescita visto e considerato che questo focolaio di esuli e di cospiratori poteva essere di disturbo all'Austria, a tutto vantaggio quindi dell'Impero ottomano ormai al suo tramonto.

In quanto alla locale tradizione islamica, anche l'uomo della strada - che vedeva nelle Corporazioni e Confraternite religiose, tipiche delle Opere Pie Musulmane (in turco ) un suo punto di sintesi - accetto' tale associazione senza riserve riscontrando in essa affinita' di intenti seppure nella diversita' statutaria.

Lo spirito che l'animava inizialmente fu democratico, liberale e mutualistico; ma anche classista giacche' ammetteva soltanto operai; piu' garibaldino che mazziniano perche' il messaggio sociale del fondatore della "Giovane Italia" era poco comprensibile alla massa. Quello di Garibaldi, al contrario, era piu' immediato e conosciuto, senz'altro piu' pragmatico. Non a caso il capo delle "camicie rosse" seppe distinguersi a favore delle popolazioni ottomane che erano state colpite da calamita', senza distinzione di razza e di credo religioso.

Societa' Operaia

In ambito culturale non va dimenticato poi che la Societa' si fece promotrice della prima scuola laica straniera ed italiana che di li a poco sarebbe stata frequentata da molti studenti di origine turca; ne va sottaciuto infine l'impulso che gli esuli italiani e le altre istituzioni ivi residenti diedero al rinnovamento politico-culturale del Paese.

Come riferisce Angiolo Mori, considerato lo storico per eccellenza degli italiani in Levante, "proprio questa opera oscura, da nessuno messa in rilievo perche' non identificabile con manifestazioni esteriormente molto visibili, sempre, comunque sottaciuta, svalutata o messa in ombra dagli storici, travagliata da delusioni, da scoraggiamenti e umiliazioni, ma appunto per questo, degna di ammirazione e rispetto, fu determinante nel creare una nuova atmosfera la cui influenza fu avvertita dagli uomini illuminati della Turchia, fautori delle riforme indispensabili per far risorgere, in seguito, dalle ceneri dell'Impero ottomano, la Turchia moderna".

Il contributo degli italiani alle riforme del XIX secolo, contrariamente a quello di altri europei, parte da molto lontano, con una funzione di apripista, coadiuvando a dissodare il terreno culturale e fungendo inoltre da incollante, tra realta' e aspirazioni locali, per piu' incisivi ed innovativi apporti di marca occidentale. Se per contributo si intende una sommatoria di azioni e comportamenti di singoli o di piccoli gruppi di italiani, e' ragionevole individuare qualche merito anche nell'azione svolta dalla "Societa' Operaia Italia" di Costantinopoli.

Essa e' ancor oggi operante in Istanbul, pur se in forma ridotta, comunque consapevole del diverso ruolo che ha assunto, identificabile nella testimonianza storica che rappresenta e per questo fortemente decisa a sopravvivere.

.